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Patricija

Gatta ci cova

Notre-Dame de Paris

Notre-Dame de Paris - Victor Hugo Quanto amore, Victor!
Parigi respira nelle tue parole. La tua amata Parigi, “... È di quelle città che debbono necessariamente essere capitale: sono come dei bacini dove tutti i versanti geografici, politici, morali, intellettuali di una nazione si scaricano, verso cui tutto un popolo naturalmente gravita; pozzi di civilizzazione, per così dire, e anche fogne, dove commercio, industria, intelligenza, popolazione, tutto ciò che è succo essenziale, vita, anima di una nazione, filtra e si ammassa instancabilmente, goccia a goccia, secolo per secolo...”.
E con lei, nelle tue parole, respira Notre-Dame, Signora dal fascino cupo e misterioso. Notre-Dame, che si fa corazza per l’essere mostruoso rifiutato dal mondo. L’essere dalla testa enorme e dal corpo contorto che vagola nella notte sulla balaustra che circonda la terrazza delle torri e la volta dell’abside. L’essere che rende fantastica, sovrannaturale l’imponente Signora di pietra, i cui cani, draghi e basilischi si animano con le tenebre, spalancano le loro fauci a prender fiato e voce. Quasimodo, il suo nome. “L'antico Egitto lo avrebbe chiamato il dio di questo tempio, il Medioevo lo credeva invece il suo demonio: in verità ne era l'anima”. Quasimodo ama i fiori dipinti sulle vetrate, le fronde di pietra cariche di uccelli nel cespo dei capitelli sassoni, le torri colossali della chiesa come fossero montagne.

Mentre dall’alto delle torri osserviamo il brulicare d’anime che popolano Parigi, raccontami la storia. Quella delle pietre e quella degli uomini. Raccontami dell’amore divino e dell’amore infernale, dell’amore innocente e di quello crudele. Parlami degli uomini e dei loro cuori, narrami degli eccessi e dei difetti. Poi portami laggiù, nel Buco dei Topi, dove il dolore ha un suono come di pietra contro pietra. Portami alla Corte dei Miracoli, rossa di sangue e di vino. Sediamo in un cantuccio ad ascoltare, fra le risate, bestemmie, urla e canzoni oscene. Accompagnami nella piazza dove il popolaccio accorre per ammirare la bellezza che danza e ugualmente s’accalca per vedere il boia ammazzare.
E tutto questo fallo, finché la sabbia scorre e segna il tempo, il tempo che giunge e quello che muore. Il tempo che passa e graffia, senza farsi scalfire. Perché terminata la sabbia, sarà inevitabile che l’abbraccio si disfaccia e si disperda, come polvere al vento. 'ANAΓKH.

Una storia d’amore. E con essa, il trionfo di Notre-Dame, il trionfo di Parigi. Il trionfo dei sentimenti. Il trionfo della varia umanità. Senza giudizi e senza morali.