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Patricija

Gatta ci cova

Oltre la cenere - Monica Dogliani, Andrea Ronchetti

Auschwitz Birkenau. L’inferno, dove le anime degli esseri umani salgono per il camino. L’inferno, dove le atrocità subite sono tali da renderne terrificante il pensiero. L’inferno, dove gli appartenenti alla razza pura eseguono diligentemente il diabolico disegno del loro Führer e poi tornano a casa e carezzano la testa dei loro bambini. Poco prima le stesse mani che lambiscono quella testolina bionda, hanno compiuto l’indicibile.

 

Vita e morte si mescolano alla menzogna che rende grandi gli occhi di un ragazzino alla finestra mentre guarda il fumo nero e chiede perché. Non sa ancora d’essere figlio di un mostro. Lo scoprirà grazie a un naso rosso. E d’un tratto sarà grande. La fionda caduta dalla tasca dei suoi calzoni corti, non verrà raccolta. La guarderà e la lascerà a terra. Anche gli altri bambini, quelli che non muoiono, crescono in fretta. Ombre dagli occhi grandi come bocche, ombre dalle bocche affamate di pane e di vita.
Ognuno sopravvive come può, portando sulle spalle e nel cuore il peso della propria esistenza e quello del dolore e della morte per chi non c’è più. Non sono più esseri umani. Sono numeri, giocattoli da smontare, da usare per folli esperimenti, pezzi di carne da far sbranare ai cani.

 

Nathan Bashevis, orologiaio ebreo di Lodz, che si trasforma in Hulla-Balloo per rallegrare i figli dei gerarchi nazisti, ha capacità straordinarie. Sente ciò che gli altri non possono, penetra nel profondo dell’animo umano e ne libera i sentimenti là confinati.
Nathan è colui che insegnerà ad ascoltare con il cuore a chi ha smesso di sentire e vedere per non cedere all’orrore. Nathan è la mano che si tende, è l’alito di forza, il refolo di speranza, il sogno di un domani e, soprattutto, di una umanità in cui credere. Nathan è l’energia vitale cui attingeranno Franz, figlio di una belva nazista; Kora e Inge, triangoli rossi; Edith, quindicenne ebrea.

 

Il 27 gennaio 1945 si spalancano i cancelli dell’inferno. L’Armata Rossa si trova di fronte a uno “spettacolo” che nessun essere umano avrebbe mai immaginato.
L’inferno s’è spento. La vita può ricominciare. Oltre la cenere.

 

Tornare a vivere è faticoso. I ricordi non si cancellano, così come non si cancella il numero impresso sul braccio. È lì, indelebile come la peggiore delle infamie. Gli occhi si riempiono di terrore, il cuore d’angoscia. Odio e voglia di vendetta. E poi dolore e smarrimento. Così, mentre i nazisti, protetti e aiutati, continuano a vivere sotto falso nome in Argentina, i sopravvissuti alla Shoah cercano disperatamente di ricucire i brandelli del loro essere, di cancellare l’orrore dalle loro menti, di ritrovare quel sentimento di fiducia verso gli altri, verso il mondo.
Bisognerà ritrovarsi, camminare tenendosi per mano e affrontare il passato perché possa esserci un futuro.

 

Intenso, doloroso e vero. Ma anche delicato e, talvolta, sorridente. Con grande intelligenza e sensibilità, storia, personaggi reali e di fantasia si intrecciano a creare una narrazione di grande impatto emotivo.