Quattro anni dopo l’epidemia di cecità che colpì la città, accade che, il giorno delle elezioni, l’83% degli votanti compie un atto sovversivo scegliendo scheda bianca. Cecità? No, ci hanno visto benissimo.
Ma anche il Potere ci vede benissimo, e non vuole certo che venga messo in pericolo il sistema democratico e la stabilità del governo.
Bisogna arrivare alla testa della maledetta tenia che ha cospirato contro il governo, trascinarla alla luce e infliggerle il castigo che merita. Occorre ristabilire l’ordine e riportare alla ragione.
C’è sempre qualcuno da accusare. Un colpevole ci deve essere. Ci sarà. Perché sarebbe davvero un fallimento dire che un accusato è innocente se tutto è concertato per fare di un innocente un colpevole.
Un’analisi lucida e feroce su quanto il Potere, privo di scrupoli e morale, possa fare pur di annientare chi osa dissentire, chi osa ribellarsi, chi osa disobbedire o dire “No”.
Risuonano le parole del commissario:
“Ho imparato in questo mestiere che chi comanda non solo non si ferma davanti a ciò che noi definiamo assurdità, ma se ne serve per intorpidire le coscienze e annullare la ragione”.
Fogli scendono volteggiando nell’aria, preludio all’amarezza che verrà.
Lo so, José, che non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere. Però… Ci sono rimasta male. Tanto.
P.S. Preferibile leggerlo dopo “Cecità”, per i riferimenti alla vicenda e per i protagonisti che vengono qui riproposti.